Tè verde per i capelli bianchi

I capelli bianchi non sono sempre un segno di vecchiaia, ma sicuramente un segnale di maturità di determinati geni. E’ vero che i primi capelli bianchi cominciano a venire dopo una certa età: negli uomini dopo i 30 anni, nella donna un po’ più tardi.

Non ci sono comunque studi e dati scientifici certi in grado di fissare con esattezza l’apparire della canizie. Perché? Perché molti sono i fattori che condizionano l’imbiancamento del capello: fattori genetici, situazioni patologiche, situazioni ambientali e abitudini di vita.

La cultura popolare ha sempre legato l’immagine dell’uomo/donna dai capelli bianchi alla saggezza. Ma, a parte la validità della relazione “capelli bianchi = saggezza”, è indubbio che una forma di rispetto verso gli anziani è stata perpetuata nel tempo, se non altro perché portatori di ricordi e quindi patrimonio di conoscenza. Ma perché vengono i capelli bianchi ad una certa età?

“L’incanutimento - spiega il dottor Gennaro Spera, dermatologo del CNR – è dovuto alla graduale perdita di melanina nel fusto del capello, per un progressivo deficit di produzione dei melanociti di ogni unità pilare.

Nel caso specifico di incanutimento fisiologico, quello in età normale, si può immaginare che l’età di inizio del fenomeno sia scritta nel codice genetico di ognuno di noi.

Intorno ai 50 anni, oltre la metà della popolazione in buona salute ha, quindi, almeno il 50% dei capelli bianchi.

La conferma di un’ipotesi strettamente genetica, indipendente però all’invecchiamento fisiologico, può essere riscontrata in rare patologie. Nei casi di canizie che si manifestano in situazioni di malattie, di stress o di spaventi, una possibile spiegazione è che il deficit di produzione delle cellule melaninocitarie sarebbe provocata dalla riduzione dell’apporto nutrizionale, la stessa che si verifica parzialmente con l’invecchiamento”.

Si può arrestare o rallentare l’incanutimento dei capelli? “Una possibile cura – sostiene Spera - è legata ad una dieta che preveda alimenti ricchi di minerali, di iodio, di zolfo, di vitamine del gruppo B (in particolare la B6 e l’acido paraaminobenzoico), che contengono in alte percentuali i “famosi antiossidanti”, che svolgono un’attività antiradicali liberi, cioè anti invecchiamento.

Ma è solo un’ipotetica terapia – precisa Spera – che risulta poi in parte inattuabile per effetti collaterali. E’ però bene sapere che il fumo accelera l’imbiancamento, mentre il consumo di tè verde sembra ritardarlo”.

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